Il Referendum per decidere l'uscita o la permanenza del Regno Unito nell'Unione Europea si avvicina e con questo l'aspettativa e la tensione dei cittadini e degli altri Paesi per gli sviluppi futuri.
Durante questi mesi il dibattito è stato acceso e concentrato su due diverse posizioni: l'indipendenza economica e una maggiore libertà nel commercio con gli altri stati contro la necessità di continuare a beneficiare della posizione agevolata del mercato unico e il miglioramento dell'integrazione della comunità.
Questa questione interessa non solo tutti i componenti della Comunità Europea ma anche le singole aziende e imprenditori italiani che hanno investito in delle sedi dislocate a Londra o nel resto del Regno Unito.
Che situazione si prospetta in caso di uscita dall'Unione Europea?
Nel caso in cui la percentuale di si risultasse maggiore, come promesso dal Primo Ministro Cameron, sarà necessario avviare le trattative per lasciare l'Unione Europea.
Gli economisti prevedono delle ripercussioni negative sui mercati e la valuta per cui si prospetta una perdita di valore del circa 20% contro l'euro.
Questo significa che per gli inglesi sarà più costoso importare e acquistare dagli altri Stati ma i prezzi saranno più bassi rispetto agli altri poichè la sterlina varrà meno.
Tuttavia, secondo alcuni, in questo modo, nonostante l'impatto positivo sulla competitività, il Regno Unito rimarrebbe isolato e non potrebbe più godere dei termini favorevoli di commercio come facente parte dell'Unione Europea il cui potere contrattuale è quasi pari a quello degli Stati Uniti o del blocco asiatico.
Inoltre, altri ipotizzano che parecchie aziende che ora hanno sede nel Regno Unito potrebbero considerare il trasferimento delle sedi in un altro Paese dell'Unione per beneficiare del miglior trattamento nei rapporti con gli altri Stati abbandonando la capitale anglosassone.
Le PMI italiane potrebbero incontrare delle difficoltà nell'esportazione dei beni o servizi e dover aumentare la propria competitività per poter competere a prezzi più bassi.
I leader promotori di questa opzione mirano alla stipula di accordi di collaborazione come quelli firmati con Svizzera e Norvegia.
Cosa succederà nel caso in cui il Regno Unito decida di restare?
Nel caso in cui i cittadini inglesi votino a favore della permanenza nell'Unione Europea, il Regno Unito continuerò ad essere coinvolto nei piani di integrazione del mercato unico di cui è promotore.
Questi sforzi coordinati potrebbero aiutare le PMI europee a trarre maggiori benefici dal mercato interno europeo.
Alcuni critici, tuttavia, sostengono che un margine minimo di vittoria non assicuri la pace e l'armonia della comunità poichè segnale di instabilità nel sistema e di scarsa coesione dei diversi Paesi che esige un cambiamento nel modo di operare.
Cosa bisogna aspettarsi?
Gli argomenti portati da entrambe le parti sono interessanti e mostrano la situazione sotto diversi angoli e prospettive.
C'è chi teme che l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea possa attivare una pericolosa catena di instabilità che spinga altri Stati a seguire la stessa strada sfaldando l'Unione Europea e il mercato unico.
Con i dati a disposizione, tuttavia, è possibile solo fare dei pronostici basati su una serie di teorie e ipotesi che non hanno una diretta rispondenza con casi.
Solo gli sviluppi futuri permetteranno di avere un quadro chiaro di una situazione complessa e dibattuta che non ha precedenti.