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Business Angel e Venture Capital: differenze e analogie

In questo articolo Dante Fenice di Startup Vincente ci chiarisce altri punti sulle figure del Business Angel e Venture Capital.

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Abbiamo già visto come Business Angel e Venture Capital siano investitori privati che operano nel campo delle imprese (in particolare delle start up): ma fra queste due tipologie di investitori esistono delle differenze e delle analogie particolari?

Vediamole insieme.

Soggetti finanziati

Sia i Business Angel che i Venture Capital investono nelle startup: la differenza sostanziale sta nella fase in cui queste startup si trovano per attirare questi due investitori.

I Business Angel, infatti, sono propensi a investire in startup in fase di avvio o di prima espansione: società che non sono ancora entrate sul mercato (o vi sono entrate da poco), che hanno una limitata dimensione imprenditoriale e progetti di crescita e di espansione in atto.

I Venture Capital, invece, tendono a finanziare startup che hanno già una solida posizione sul mercato e grandi possibilità di far crescere la propria attività in un tempo relativamente breve.

Importi finanziati

I Business Angel (per quel che riguarda il mercato del lavoro italiano) finanziano startup per somme che possono arrivare fino ai 200.000 euro: in caso di necessità maggiori sono possibili “cordate” fra più Business Angel.

I Venture Capital finanziano i progetti di startup anche fino ai 500.000 euro (e in alcuni casi oltre, se la possibilità di guadagno e l’idea di business sono ritenute realmente valide).

Settori di intervento

In Italia i Business Angel finanziano in modo particolare le startup che operano nel settore delle energie rinnovabili: questo fatto è una conseguenza delle caratteristiche tipiche dei Business Angel italiani.

I Venture Capital puntano soprattutto sulle startup innovative: infatti queste società sono quelle che presentano le maggiori possibilità di crescita in un periodo di tempo breve, che è l’obiettivo cui punta un Venture Capital nel momento in cui effettua un finanziamento.

Le forme di finanziamento

L’analogia più importante fra Business Angel e Venture Capital si può individuare proprio nella particolare tipologia di finanziamento offerto alle startup.

A differenza di un finanziatore formale (come può essere una banca) che offre un capitale alla startup e in cambio chiede la restituzione di tale capitale con il pagamento di una certa somma a titolo di interessi, il sistema di finanziamento di Business Angel e Venture Capital è completamente diverso.

Infatti questo soggetto investe direttamente nella startup: questo vuol dire che, in cambio del suo finanziamento, acquisisce una parte del capitale sociale della startup, diventandone a tutti gli effetti socio (e azionista).

In questo modo è in grado di seguire da vicino lo sviluppo del business e lo “stato di salute” del suo investimento, eventualmente intervenendo se si verificano dei problemi nella gestione dell’attività.

In particolare il Business Angel è in grado di consigliare al meglio lo startupper nella creazione della sua impresa e durante la fase dello sviluppo.

Per quel che riguarda il Venture Capital, la sua partecipazione ha una funzione che potrebbe essere definita di “controllo” a che lo sviluppo del business proceda nella giusta direzione.

La parte di capitale che Business Angel e Venture Capital hanno acquisito in una startup rappresenta il loro investimento: si aspettano di vedere crescere il valore della quota (in tempi diversi, 2-5 anni per i Business Angel, 5-7 anni per i Venture Capital) in modo da poterla in seguito vendere e realizzare un guadagno.

Business Angel e Capital Venture: quando convengono a una startup?

Abbiamo visto come operano Business Angel e Capital Venture: ma quando è conveniente per una startup rivolgersi a questo tipo di finanziatori, invece di ricorrere a un sistema classico di finanziamento (per esempio il finanziamento bancario).

In molti casi rivolgersi a un Business Angel è più una necessità che una scelta per una startup: infatti, soprattutto se pensiamo a una società in fase di creazione, che non può offrire particolari garanzie, salvo un’idea di business che potrebbe rivelarsi vincente, è molto difficile che una banca o una società di finanziamento “rischi” di concedere una somma in prestito (salvo siano presenti delle garanzie reali o personali).

Invece, proprio in questo caso il sistema dei Business Angel può rivelarsi quello più utile: oltre al finanziamento necessario per realizzare l’attività di impresa, una startup può anche fruire di tutta una serie di “servizi” aggiuntivi e della preziosa esperienza di soggetti che hanno già operato in un determinato mercato e ne conoscono bene le dinamiche.

Per quel che riguarda i Venture Capital, questo tipo di soggetti “entra in gioco” in una fase diversa della vita di una startup, quella di espansione: la startup ha già una posizione consolidata sul mercato, ma è pronta a compiere un ulteriore step e espandere ulteriormente la sua attività.

In questo caso potrebbe essere più semplice ottenere un finanziamento “classico”, ma se l’importo di questo finanziamento è molto alto oppure il progetto di business presenta molti rischi, è possibile che una banca rifiuti il finanziamento, oppure ponga delle condizioni e dei tassi di interesse che rischiano di diventare troppo pesanti per il bilancio della startup.

Per questo, se l’importo del finanziamento richiesto è alto e l’investimento è ad alto rischio (cui corrisponde una possibilità di crescita e guadagno altrettanto alta), la scelta migliore è quella di rivolgersi a un Venture Capital, cercando di proporre un progetto di business che possa attirare l’attenzione di questo tipo di investitore.

Ma, visto che ogni medaglia ha il suo rovescio bisogna considerare un aspetto importante: rivolgendosi a una banca per un finanziamento si può mantenere il pieno controllo e il pieno possesso della propria startup.

Rivolgendosi invece a un Business Angel o a un Venture Capital, la situazione cambia: non si ha la necessità di restituire il denaro ricevuto, ma si è costretti a cedere una parte della propria società (e a volte a cedere anche parte del potere di gestione della stessa).

Si tratta di due situazioni ben diverse: infatti nel caso il progetto di business si riveli vincente, nel caso di finanziamento richiesto a una banca bisognerà solo restituire il denaro, nel caso di investitori informali lo startupper sarà costretto a “dividere” i guadagni della sua azienda e si troverà a fare i conti con soci che, se anche di minoranza, possono a lungo andare rivelarsi “scomodi”.

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