Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più il fenomeno delle false partite IVA ovvero i casi in cui un libero professionista o lavoratore dipendente apre partita IVA ma si tratta solo di una copertura di un rapporto dipendente senza le tutele tipiche dell'uno o dell'altro rapporto professionale.
Come capire che si tratta di una falsa partita IVA?
Secondo la legge 92/2012 una prestazione di lavoro dipendente viene identificata perchè sono:
- personali ovvero possono essere svolte da quel determinato lavoratore che non può essere sostitutito da altri
- continuative e ripetitive perchè si protraggono regolarmente nel tempo
- organizzate dal committente perchè soggette a determinati orari di lavoro e limitazioni sulle risorse da usare e il luogo in cui lavorare.
Con una falsa partita IVA, il lavoratore non ha nè i benefici contributivi derivanti da un rapporto dipendente nè quelli del lavoratore autonomo di poter organizzare il lavoro liberamente e poter contrattare il prezzo della prestazione.
I fattori che identificano un lavoro subordinato rispetto a un normale lavoro con partita IVA sono:
- il lavoro per collaborazione superiore a 8 mesi in 2 anni
- la maggior parte degli introiti (80%) deviva da questa collaborazione
- il posto di lavoro viene stabilito dal committente e non cambia
Da questa calssificazione sono esclusi i professionisti appartenenti a diversi albi che prestano servizio in associazioni sportive dilettantistiche.
Cosa succede se le autorità scoprono una falsa partita IVA?
Il committente deve regolarizzare la posizione assumendo con un contratto a tempo indeterminato il titolare di partita IVA e non può licenziarlo prima di 12 mesi a meno che non sussista una ragione di licenziamento per giusta causa.